Doxa

Il motivo che mi ha spinto ad impegnarmi nell’associazionismo è puramente egoistico, dettato solo dal desiderio di “vivere bene”. L’uomo è un animale sociale, ipse dixit, e pertanto non può vivere senza stringere rapporti con gli altri; fa parte della natura umana organizzarci, sia per superare insieme le difficoltà, sia per sopravvivere.

I rapporti che stringiamo con gli altri, a volte, sono forzati, risultano solo il frutto dell’esistenza dello stato e di tutte le varie ramificazioni sociali che lo caratterizzano, in ordine di importanza: regioni, province, comuni.

Molto spesso queste ramificazioni, però, vengono riconosciute come enti completamente separati dai cittadini, come degli organi di un apparato amministrativo che ha poco a che vedere con gli individui che compongono la società stessa. E nella stragrande maggioranza dei casi, gli amministratori di questi organi nulla fanno per dare la possibilità a chi li osserva di considerarli diversamente.

Norberto Bobbio scriveva che “quando i governanti approfittano del potere che hanno ricevuto o hanno conquistato per perseguire interessi particolari, la comunità politica viene meno al suo scopo, e la forma politica che essa assume è una forma corrotta o degenerata rispetto alla forma pura, cioè conforme allo scopo”. E’ per questo che consideriamo le ramificazioni dello stato come ente a parte rispetto alla comunità di cittadini?

Per lo stesso motivo sentiamo il bisogno di andare oltre, di costituire delle forme di autorganizzazione in cui la possibilità di esprimere i propri interessi e coltivare buoni rapporti non sia messa in discussione dai personalismi e dal malaffare.

L’associazionismo serve a sostituire, qualora mancasse, e a integrare, qualora fosse blanda, l’attività dell’apparato pubblico in alcuni settori importanti della società, come la cultura. Non per altro, nel comunicato stampa di presentazione della nostra associazione, parlavamo del bisogno di evitare che i ragazzi passassero le proprie giornate davanti ai bar.

“Con la cultura non si mangia”, è ormai diventato uno slogan nazionale per giustificare i continui tagli a questo settore. Sarà pure così, ma la nostra associazione ha fame di cultura, e lavora costantemente per offrire (ai soci e non) non solo un luogo di aggregazione, ma anche possibilità di crescita personale e di progresso attraverso la musica, l’arte, la letteratura, la fotografia, l’informazione.

Non cerchiamo di fare altro che creare dibattito, fornire elementi di discussione, aprire le menti attraverso il vivere insieme. E ci stiamo riuscendo, lentamente ma senza pause; la struttura organizzativa che abbiamo creato ci permette di sfruttare le nostre possibilità, e di dare valore all’impegno di tutti i soci.

Certo, non siamo perfetti e non lo è la nostra associazione: abbiamo migliaia di problemi, primo l’inesistenza di contributi economici a sostegno di questo tipo di attività, ma fino ad ora, seppur con qualche intoppo, siamo riusciti a fare tutto quello che ci eravamo preposti, e nel modo più trasparente possibile.

Ad un anno e più, sono orgoglioso di far parte di questa associazione, e credo che lo stesso valga per tutti i soci.

 

Lorenzo Carangelo

Vicepresidente Associazione culturale Doxa – Circolo Arci

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