Doxapalooza 2.0 – Le recensioni di Franz Tedeschi

The Delay in the Universal Loop – “Disarmonia”

Disarmonia è il titolo del primo disco di “The Delay in the Universal Loop” alias Dylan Iuliano, giovanissimo e promettente musicista del beneventano.

Dopo aver ascoltato ripetutamente l’album, costruito secondo una precisa concettualità, per una serie di ragioni mi è venuta alla mente una frase di Leonard Bernstein, celebre compositore e direttore d’orchestra, tratta dal suo libro “Giocare con la musica”.

Riporto di seguito la frase e cerco di illustrare il perché.

[…] non c’è limite alla diversità di sentimenti che la musica può trasmettervi. Alcuni di questi sentimenti sono così speciali che non possono neppure essere descritti a parole. A volte possiamo dare un nome alle cose che sentiamo, come gioia o tristezza o odio o pace. Ma ci sono altri sentimenti così profondi e speciali che non abbiamo parole per descriverli, ed è qui che la musica è semplicemente meravigliosa. Dà un nome ai sentimenti, ma lo fa con le note anziché con le parole.

In primo luogo, ho pensato all’aspetto ludico del creare e rendere vivi certi suoni. Nel fare questo Dylan ha talento tanto è che gioca a fare il corriere cosmico, alla Klaus Schulze (Tangerine Dream, Ash Ra Tempel) per intenderci, con passione, dedizione e padronanza dei mezzi.

Il suo universo è ricco ed eterogeneo: psichedelia sperimentale alla Pierre Henry, nuova psichedelia, atmosfere slowcore, stile shoegaze (specie per il cantato), un certo synth-pop, echi più duri riconducibili al grunge e al noise.

In secondo luogo mi sono soffermato sulla sfera emozionale e su come quest’ultima imponga il suo carattere di reciprocità nella relazione tra creatore e fruitore. In breve e in altre parole, l’ipotetica configurazione dello scambio simbolico tra gli attori in questione.

Tornando alla musica, la suite si sviluppa ed è orientata lungo la scia di una manifesta introversione che nei testi (acerbi, iperbolici, ridondanti) diviene quasi ingombrante, irrigidendo un ascolto altrimenti fluido ed estremamente piacevole.

In questo ho percepito la mia personalissima “disarmonia”.

Chiudo con le parole del già citato Klaus Schulze, del quale, in prospettiva, Dylan dovrebbe forse introiettare la lezione: “auguro a tutti una piacevole esplorazione di sé stessi, non riesco a esprimerlo meglio con le parole, perché non sono un poeta ma un musicista”.

 

The Shak and Speares – “Gagster”

Punk agreste. Questa la definizione della loro musica a detta degli stessi “The Shak and Speares”. In effetti, l’etichetta calza in quanto è proprio sul punk e sul folk che si poggia l’architettura sonora di “Gagster”, album di debutto dei fratelli Marlowe, sgangherato quartetto originario di Pompei.

Come detto, sin dalle prime battute, grinta punk e frenesia folk si fondono in un crescendo di continue schitarrate, percussioni incalzanti, fiati scatenati e, qua e là, spruzzate di festosi e frizzanti effetti sonori.

L’immaginario che si dischiude nella mente evocativa è fatto di atmosfere zingaresche, paesaggi campestri, mandrie, carovane, banchetti, danze, sudore, baldoria, lunghe gonne, buon vino, gioia, vento fresco, allegria e ultimo, ma non ultimo, un sole caldo e radioso che dispensa la luce necessaria a far risplendere la bellezza circostante.

Nel complesso, un’ondata di positività ed entusiasmo.

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